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Dio e Satana, dialogo su un anno diabolico

Testata: La Repubblica
Data: 21 dicembre 2008
Pagina: 48
Autore: Adriano Sofri
Titolo: «Dio e Satana, dialogo su un anno diabolico»
 
È salita fino all' alto dei cieli l'esclamazione di Beppino Englaro: «è un inferno!», e il diavolo se n'è risentito. È il momento del rendiconto di dicembre, il più delicato. Il Signore si passa la mano attraverso la barba, che ha lunghissima, come fa sempre quando qualcosa lo irrita. È irritato per l'indolenza del suo Pubblico Ministero, che se ne sta tutto il tempo acciambellato ai suoi piedi, come un inutile cortigiano, e scende sempre più raramente sulla terra a prender nota di come vanno le cose. Pretende che basti ormai navigare su Internet e lavorare sulle carte. La verità è che sono invecchiati, tutti e due, Satana e il Signore. Quest' ultimo era vecchio fin dall' inizio dei tempi, benché i pittori abbiano esagerato nel raffigurarlo come un vegliardo affogato nelle nuvole: tuttavia l'eternità non toglie che si continui a invecchiare, e ora è passato davvero tanto tempo. Quanto al Tentatore, per nascondere i segni dell' età prende di preferenza, come ora, le sembianze del serpente maschio, il quale cambia pelle a ogni stagione, ma il viso umano piantato sul tronco di rettile risulta per contrasto ancora più raggrinzito, cancellata l'antica bellezza luciferina. Dai giorni delle Grandi Separazioni - la terra dalle acque, la luce dalle tenebre, l'uomo dalle donne e dagli altri animali - il Signore separò la propria carriera di Giudice da quella di Pubblico Accusatore riservata a Satana, e ogni dicembre ne aspetta la requisitoria per chiudere l'anno giudiziario. Il fatto è che, a parte la pigrizia, Satana è disgustato da come vanno le cose sulla terra. Non solo avvengono malvagità che lui, con tutta la malignità del mondo, non saprebbe più immaginare, ma gli umani incattiviti ostentano di poter fare del tutto a meno di lui. Poiché Satana è morto, proclamano, tutto è possibile. Questo spiega come mai, elencando le nequizie dell'anno, Satana abbia perso il compiacimento vanitoso che gli era proprio, e parli con una irritante riluttanza. Al Signore sembra che così il disordine e la confusione di ruoli vadano contagiando lo stesso Regno dei cieli. Il Signore Dio ha una speciale benevolenza per gli zingari. Suo figlio poi ne è incantato. Si dice che una volta, quando era bambino, nel lungo periodo in cui se n'erano perse le tracce, fosse scappato per unirsi a una carovana di zingari, benché i suoi avessero dovuto anche loro fuggire di qua e di là. È un desiderio tipico dei bambini accasati. I grandi non se ne ricordano più e rimproverano agli zingari di rapire i bambini, e danno fuoco alle loro carovane. L'Avversario, mentre ne riferisce, si meraviglia che succeda ancora, la stessa diabolica storia, tale e quale, benché al mondo sia diventato così facile viaggiare, anche per i bambini, e gli zingari abbiano tanta voglia di far sosta in qualche periferia. Il Maligno illustra le cosiddette extraordinary renditions. Non ha fatto nessun sopralluogo, anche qui: ha solo letto carte. In altri tempi sarebbero state storie di ordinaria malvagità (extraordinary si traduce così, nella lingua satanica: ordinario): sequestri di persona, detenzioni illegali e deportazioni clandestine, complicità fra Stati e servizi segreti, tortura a piacere - e il diavolo se ne sarebbe vantato come di suoi personali successi. Ma il troppo stroppia, e non gli va giù, al povero diavolo, la storia di Khaled al-Masri, cittadino tedesco, rapito dalla Cia mentre era in vacanza con la famiglia in Macedonia e torturato ferocemente per cinque mesi, e infine rilasciato senza alcuna imputazione. Quanto alla spiegazione: un caso di omonimia, hanno fatto trapelare. Una volta l'omonimia era fra i trucchi prediletti dal demonio. Enzo Tortora, per esempio, fu confuso a suo tempo con il Tortona (con la enne) Enzo di un'agendina: gli inquirenti erano così ingordi che non si presero nemmeno la briga di fare il numero di telefono. Ora uno dei titolari di quell'indagine brillante è a capo di una Procura che motiva un ordine di perquisizione con millesettecento pagine. Il Signore delle Mosche è indignato. Quando diventa così platealmente quantitativa, la malignità non è diabolica, è solo umana. Il Delatore continua nella sua enumerazione. È la volta del ragazzino afgano dodicenne che aveva raccontato in televisione di voler saltare per aria portandosi dietro qualche infedele, e ora l'ha fatto davvero, lui e tre soldati britannici. Un passaggio in televisione ti lega più di un giuramento sacro. La faccia del Signore è abbuiata. Non vorrebbe sentire certe storie di bambini, tanto meno sotto Natale. Il Signore si ride delle gare fra tifosi degli alberi di Natale e dei presepi. Gli piace tutto, a parte gli alberi sintetici, specialmente le palle rosse, il muschio e la carta argentata per fare i fiumi. Satana non può fare a meno di riferirgli che il grande albero di Natale di piazza Sintagma, ad Atene, di fronte al Parlamento, è stato incendiato dai ragazzi incappucciati, dopo che uno di loro, un quindicenne spensierato, era stato ammazzato da un poliziotto. Un colpo di rimbalzo. Rimbalzano così incredibilmente, certi colpi, che si direbbe che il diavolo ci metta lo zampino. Fosse per me, dice il Principe delle Tenebre a riposo, raddoppierei la guardia davanti all'abete di piazza San Pietro, quest'anno. È un abete rosso, picea abies, dice - è un po' pedante, il diavolo - che viene dall' Austria meridionale, era vecchio centoventi anni, l' età che il capo del governo italiano, uno facile ai malori, pretende per sé, ed è alto, l'abete, non il capo, 33 metri (133 metri, ha detto il conduttore di un telegiornale, sogghigna Satana scandalizzato. Sogghigna-Satana-scandalizzato gli piace, suona carducciano: Salute o Satana, o ribellione... sacri a te salgano... Al diavolo!). Al diavolo l'idea del fuoco e dell'anarchia viene naturale come al Signore quella dell'acqua. Gli esseri umani invece sono così misti di bene e male che vanno pazzi sia dei roghi che delle alluvioni. Gli piace guardarli e canticchiare, come a Nerone. Il diavolo si commuove sempre un po' quando ricorda Nerone. Il Signore non sopporta che le sue creature soffrano la fame. Se fosse per lui, farebbe piovere manna dal cielo tutti i giorni che il cielo manda. Ma non può farlo, da quando scelse di dare agli umani la libertà. Dunque è rassegnato ad ascoltare il resoconto implacabile della fame sulla terra. La Fao, dice Satana, calcola che in un solo anno gli affamati nel mondo siano cresciuti di 40 milioni, passando da 923 a 963 milioni. Di questo passo, nel 2009 supereranno la cifra tonda del miliardo. Non solo, ma ancora, quando vogliono insultarsi fra loro, gli umani si dicono sprezzantemente: «A morto de fame!». Il Signore tiene gli occhi chiusi, e obietta con stanchezza: «Ma non dicevi che la globalizzazione...? Che gli organismi geneticamente modificati...?». Per tutta risposta, Satana fornisce i dati, peraltro controversi, sui contadini indiani rovinati dai prezzi e dalle sementi transgeniche che si sono suicidati: 150mila in otto anni, 250mila in dodici anni... Il Signore si rannuvola sempre più, finché sbotta: «Ma io sono il buon Dio, mica Amnesty International! E non hai qualche cosa buona da raccontare?». Una ne avrebbe: il prezzo dei diamanti congolesi, crollato del venti per cento. Satana li colleziona per carezzarli nei suoi scrigni d'argento: ma di nascosto. Prova a pescare tra le sue scartoffie qualche storia più edificante. Tira fuori un ritaglio, con una foto. C'è una gru, una corda, un uomo che penzola dal cappio, ha una ciabatta sì e una no. I giornali pensano di essere meno indiscreti se, invece delle teste, pubblicano i primi piani dei piedi e delle ciabatte degli impiccati. In Iran, dice, hanno lasciato penzolare per un po' uno delle centinaia di impiccati, e poi l'hanno tirato giù, come aveva preteso la famiglia della vittima: vivo, benché con danni cerebrali irreversibili. L'ha ritagliato, il diavolo, da un giornale locale di Kazerun, fra Shiraz e Bushehr, vicino alle rovine di Bishapur - l'ho detto: è un po' pedante - col titolo: «Storia a lieto fine». Ma vede che il Signore sta perdendo la pazienza. Salta un'altra notizia sulle intercettazioni telefoniche e ambientali, perché sa che lo mandano in bestia. Il Creatore si ricorda di quando la gente timorata pensava: DIO TI VEDE. Voleva dire che SOLO DIO TI VEDE. Satana ripiega sulle ultime notizie circa le automobili. All'origine il Padreterno andava pazzo per le automobili, e anche per il telegrafo e le vasche da bagno. Era seccato invece dalle mongolfiere, dai dirigibili e dagli aeroplani, e in genere dalla pretesa degli umani di vedere le nuvole dal di sopra, invece che dal basso in alto. Adesso il Signore è esasperato da automobili e telefonini, e gli basta sentir nominare una vasca da bagno per provare una gran voglia di diluvio universale. Satana lo ragguaglia melensamente sul maltempo. Un inverno così, dice, non si era visto mai. E neanche un'estate. E poi: «Ah, la cosa più importante: in America hanno eletto presidente un nero». «Ci hanno messo un bel po' », brontola nella barba il Signore, che ormai è del tutto di malumore, e vede solo il bicchiere mezzo vuoto. Satana rimette in tasca un foglietto con su scritto in stampatello: AUNG SAN SUU KYI, sottolineato due volte. Salta un appunto sul Pakistan e la vendita di tecnologia nucleare, un foglio sulle mucche pazze che danno la testa negli steccati e le pecore matte sterminate. Salta i dati sul tracollo della fauna ittica, perché sa che il Signore ha un debole per i pesci. Gli recita invece le cifre aggiornate sull'allungamento della vita, specialmente nei primi due paesi della terra: il Giappone e l'Italia. Gli legge un reportage sui vecchi giapponesi che si fanno prendere mentre rubano nei supermercati per essere incarcerati e procurarsi un tetto sulla testa e una minestra calda. Aggiunge che i vecchi italiani rubano anche loro nei supermercati, ma per il momento stanno ancora attenti a non farsi beccare. Il Signore si è attorcigliato la barba al punto che Satana, che sbircia per coglierne lo sguardo, non vede che un minaccioso groviglio di lana bianca. Ma ecco, parte un lieto scampanio, e nel cielo sfavillante di stelle e pulsante di battiti d'ali spunta una cometa d'oro. Il Signore scopre la vasta fronte distesa e un coro d'angeli e di zampogne si diffonde nell'aria. Una colomba candida viene a posarsi sulla spalla del Signore e gli tuba nell'orecchio un suo verso, qualcosa come: «Pape satàn, pape satàn aleppe», che vuol dire: «Non badargli. Te l'ho sempre detto: quello è un catastrofista».