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Lo "yoga" di Edgar Allan Poe

Nel più bello dei Marginalia, Poe scriveva:

Il Silenzio Creativo

Estratti della relazione di Gillo Dorfles al congresso sul "Silenzio" del Marzo 1987 a Palermo

Discorrere - o scrivere - attorno al silenzio, potrebbe essere considerato, innanzitutto come un paradosso; ma se ne superiamo l'aspetto puramente retorico possiamo senz'altro accettare il fatto che di silenzio è lecito parlare. D'altronde molto spesso la parola "silenzio" è intesa in un'accezione metaforica come l'equivalente di "pace", "calma", di estasi mistica, come regola di vita claustrale, ecc.

Personale e Impersonale

Nello Yoga le relazioni dovrebbero essere impersonali.

Cosa vuol dire questa affermazione che il nostro modello culturale, potrebbe definire "severa" o addirittura "sbagliata"?

Vuol dire provare un sentimento indifferenza verso l'altro?

Vuol dire che non mi deve importare di chi mi sta vicino?

Ridurre il proprio Ego

L'Ego può essere definito come quella struttura psichica che mi permette di differenziarmi da tutto ciò che avverto come "esterno". Grazie a questa differenziazione sono in grado di agire, sentendo tutto ciò che è "mio" e che "mi" appartiene, spesso contrapponendolo a tutto ciò che invece registro come appartenente ad altri... molto spesso registrato come antagonista.

Non si tratta di una religione

Lo Yoga non è una religione.

In India infatti convivono moltissime religioni diverse: 

  • induismo,
  • buddismo,
  • islam,
  • sikhismo,
  • zoroastrismo,
  • cristianesimo,
  • ecc…

e lo yoga è condiviso da persone delle fedi più diverse.

Praticare lo yoga NON significa quindi abbracciare una nuova religione. Anzi, i maestri indiani sconsigliano fortemente di cambiare religione.

Lo Yoga... come l'aspirina

Allo Yoga non va chiesto nulla.

Non aspettatevi nulla, ma praticate con pazienza.

Se si pratica con pazienza arrivano dei risultati.

Soprattutto non c’è da chiedersi il perché debba funzionare.

Lo Yoga e la psicoanalisi

Secondo la psicoanalisi, i trauma presenti sono il risultato delle nostre azioni e reazioni ad esperienze passate, che rimangono in noi come forze psichiche presenti nel subconscio. Questa era la stessa visione di Patañjali. Per Patañjali, le nostre patologie attuali, sono il risultato dei samskara, cioé delle predisposizioni-impronte, che acquisiamo dalle nostre passate azioni e reazioni alla luce delle varie esperienze.(nota_1)

Il Mantra personalizzato

Entrando più nello specifico nella pratica del Raja Yoga, va detto che il maestro dà all’allievo un mantra personalizzato.

Tale mantra non è che una vibrazione, che ha la funzione di portare l’allievo verso gli stati più sottili del suo essere.

Il mantra deve essere personalizzato, perché deve funzionare come una chiave, che apra lo scrigno della propria coscienza. Una chiave, quindi, che funziona per uno scrigno, può non funzionare per un altro.

Due allegorie sulla nostra mente

Possiamo dare due utili allegorie sulla nostra mente.

Allegoria della farfalla

Nonostante il Raja Yoga sia una pratica mentale, per praticarla non è necessario utilizzare attivamente la propria mente… tutt’altro.

Si chiudono gli occhi e si ripete mentalmente il mantra.
Se arrivano dei pensieri, non si comincia una battaglia contro di essi, semplicemente ci si mette in loro osservazione, o meglio ci si mette semplicemente disponibili, in uno stato di accettazione, evitando qualsiasi tipo di razionalizzazione: l’intelletto non serve durante la pratica.

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